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Timidezza e disinibizione. Quali confini?

Annica Cerino

Le cose più preziose spesso rimangono celate, nascoste dietro un velo di pudore e timidezza.

Questa difficoltà nel rivelarsi è una parte intrinseca del nostro essere, nasciamo con una naturale inclinazione verso la timidezza o la disinibizione. L'educazione poi modella ulteriormente queste caratteristiche innate.

La società tende a non apprezzare la timidezza, spingendo chi è timido a mostrarsi più aperto, più disponibile. Come se questo modo di essere fosse poco accettato e poco accolto.

Tuttavia, quel freno interiore ci insegna, senza parole, quando esporci e quando proteggerci. Se osserviamo le emozioni attraverso il prisma della timidezza, assumono un colore diverso.

Per una persona timida, le emozioni intense possono rappresentare un rischio, poiché costringono all’esposizione. Anche la semplice vicinanza può risultare opprimente, poiché gli occhi dell’altro sembrano sempre troppo invadenti.

D'altro canto, la disinibizione non è priva di lati negativi: non cogliere le reazioni altrui può ridurre gradualmente la nostra empatia e la compassione.

Quando scriviamo, sia su cellulare sia su computer, o ci immergiamo nella realtà virtuale, dovremmo sempre immaginare di parlare a qualcuno, di essere osservati. Considerare le emozioni che possiamo suscitare è essenziale, perché perdere empatia e compassione non significa essere disinibiti, ma disumanizzati.

Annica Cerino

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